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Partite Iva che non ce la fanno a pagare le tasse: la riforma fiscale che è stata approvata nel Consiglio dei ministri il 16 marzo scorso, introduce dei meccanismi che permettono ai debitori fiscali di poter avere maggior tempo per saldare quanto dovuto, senza avere altri controlli. Si chiama “concordato preventivo biennale” la novità del governo guidato da Giorgia Meloni per aiutare le partite Iva al versamento delle imposte dovute, oltre che a contrastare fenomeni di evasione mediante un percorso condiviso di risoluzione delle questioni fiscali. Alcuni punti della riforma fiscale stanno facendo già discutere: oltre alla questione del pignoramento anche del conto corrente bancario di chi non riesca a pagare le tasse (con possibilità di rateizzare fino a 10 anni), tra i vari nodi riscontrati finora rientrano le sanzioni e il ‘no’ alle doppie penalità. In caso di dubbi sull’interpretazione normativa in tema di fisco, ma anche di bonus edilizi, infine, è bene sapere che gli interpelli all’Agenzia delle entrate saranno a pagamento mediante un contributo variabile.

Partite Iva tasse non pagate: la riforma fiscale introduce il concordato preventivo biennale, ecco che cos’è

La riforma fiscale approvata nel Consiglio dei ministri di due giorni fa, introduce istituti che prevedono nuovi accertamenti sul pagamento delle tasse, ma anche la depenalizzazione per chi non ce la fa fa, ad esempio le partite Iva, a pagare quanto dovuto. Prima che il Fisco arrivi alla condanna per evasione fiscale, nei confronti dei debitori opereranno strumenti che consentiranno anche di dilazionare quanto da pagare, attraverso due meccanismi differenti, ma accessibili a tutte le attività economiche. Il primo è a disposizione della partite Iva ed è stato chiamato “concordato preventivo biennale” che permetterà ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti di arrivare a un accordo con il Fisco per il versamento delle imposte nei due anni susseguenti a quello nel quale sia maturato il debito fiscale. L’Agenzia delle entrate, nella determinazione del debito fiscale, si servirà delle informazioni provenienti dalla fatturazione elettronica, dagli scontrini telematici e dalle liquidazioni periodiche. L’accordo servirà alla partita Iva o al libero professionista di pagare quanto dovuto nei due anni successivi in base proprio all’accordo con il Fisco. In questo modo, il debitore potrà evitare anche ulteriori controlli da parte dell’Agenzia delle entrate e, quindi, dal punto di vista personale, avrà anche minori preoccupazioni nel portare avanti la propria attività. Agevolazioni fiscali arrivano anche per quanto concerne le imprese di una certa dimensione per le quali la legge di riforma fiscale prevede l’allargamento all’adempimento collaborativo, che sarà reso disponibile anche alle imprese di medie dimensioni. Ad oggi, infatti, questo istituto è previsto solo per le aziende che abbiano un fatturato superiore al miliardo di euro: con il regime allargato, anche le imprese di più ridotte dimensioni potranno accedere alla premialità con sanzioni più leggere in caso di preventiva adesione.

Riforma fiscale 2023: cartelle in 10 anni, pignoramento conto corrente e addio alla doppia sanzione

Con il nuovo Fisco, inoltre, i contribuenti potranno dire addio al ruolo e alle cartelle saldando quanto dovuto in dieci anni. Tuttavia, questo istituto verrà bilanciato dai maggiori poteri sanzionatori dell’Agenzia delle entrate – Riscossione, la quale potrà ricorrere automaticamente al pignoramento dei beni per i debiti dovuti dal contribuente, procedendo direttamente dal conto corrente. Ulteriori misure a favore dei debitori delle imposte sono previste dalla riforma fiscale nel divieto della doppia penalità (penale e amministrativa) in ambito di sanzioni. Le fattispecie sanzionatorie, in altre parole, non potranno prevedere un doppio processo, amministrativo e penale, ma si terrà conto delle difficoltà del debitore fiscale nel saldare quanto spettante nei confronti dell’Agenzia delle entrate. La doppia sanzione potrà essere pertanto evitata dal debitore se dovesse saldare quanto dovuto prima del giudizio amministrativo, non arrivando così al giudizio penale. Chiedere informazioni e risoluzioni di dubbi all’Agenzia delle entrate su materie fiscali, ma anche sui superbonus e bonus edilizi, sarà a pagamento. L’istituto dell’interpello, che nel 2022 ha contato oltre 22.000 richieste, richiederà il versamento di un contributo modulato in base a vari fattori, quali i requisiti del richiedente o il valore del dubbio.

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