Non possono esistere lupi e cervi senza il bosco. Eppure c’è chi medita di abbattere un’intera foresta per impiantarvi gigantesche pale eoliche. Il recente diniego della regione Calabria al progetto del parco eolico nel vicino comune di Monterosso (vedi Extraterrestre del 23 febbraio) ha dato speranza alla popolazione dell’area che non vuole rassegnarsi.

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Calabria, nella faggeta le pale non girano più

La montagna di San Vito sulle Serre vibonesi è una delle poche a non essere invasa dalle torri. In Calabria “l’eolico selvaggio” è una piaga difficile da estirpare. Migliaia di pale sono state piantate dal nord al sud della regione. Solo la lotta riuscirà a seminare granelli per fermare l’oliato meccanismo. Di questo sono convinti gli organizzatori della marcia. Un network di 30 sigle sociali ed ecologiste, tutte in cammino sulla montagna per difenderla dal progetto invasivo che stavolta occuperebbe il territorio di San Vito allo Jonio.

Appuntamento il 19 marzo, con le scarpe da trekking nell’area del lago Acero. Per poi salire sul tortuoso versante del Passo Napoli che si inerpica da San Vito. E dopo 8 chilometri di passeggiata raggiungere la vetta attraversando quei sentieri che verrebbero cancellati dal progetto del parco eolico. Le sensibilità e gli occhi dei comitati per i beni comuni sono puntati sul procedimento pendente presso la commissione Verifica Impatto Ambientale e Valutazione Strategica del ministero dell’Ambiente. La società multinazionale proponente, Parco Eolico San Vito srl, ha infatti richiesto una proroga del decreto di compatibilità ambientale del 2007, che sospendeva l’obbligatorietà della valutazione sul progetto di un impianto eolico di 35 pale all’interno di un’area boschiva sottoposta ad usi civici. La richiesta di procedere senza valutazione è stata presentata in regione Calabria che si è resa conto di non poter concedere la proroga. In casi come questo spetta solo al ministero. L’impianto presenta una potenza di 30 megawatt. «Noi del Wwf – spiega al manifesto il delegato Angelo Calzone – abbiamo presentato in commissione delle osservazioni ed allegato dei provvedimenti, uno regionale e l’altro del ministero dei Beni culturali, che respingono un’istanza per un impianto eolico di più piccole dimensioni, quello di Monterosso, e uno molto più grande che doveva sorgere nella stessa zona. Questo dovrebbe bastare a convincere la commissione VIA».

L’area dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto è limitrofa alle zone sulle quali si sono già pronunciati questi due organi. «La VIA per simili tipi di impianti – prosegue Calzone – è prevista per legge. Inoltre, rispetto al 2007, tutto è cambiato. Tanti parchi eolici sono sorti, e per ciascuno è stata imposta una valutazione preventiva. In questo caso, le dimensioni dell’impianto sarebbero superiori». «Un’azione di popolo, che coinvolga istituzioni, cittadini, associazioni, è necessaria», l’appello di Calzone. «Bisogna prevenire pressioni di lobbing sulla commissione. Anche l’ente Parco delle Serre, è contrario. Qui taglierebbero centinaia di alberi, compromettendo un intero ecosistema».

Nella medesima area esistono già altri impianti eolici e numerosi sono i progetti in attesa di autorizzazione: il parco Elettro Sannino della Wind, la Erg Eolica Fossa del Lupo, GamesaItalia “Serra Pelata”, l’Eolico Sud San Sostene. Aumenta dunque il pericolo di «alto impatto cumulativo» sulla fauna e sulla biodiversità. Tutto ciò non porta un centesimo nelle tasche dei calabresi. «In una regione come la Calabria, martoriata dal dissesto idrogeologico e già super produttrice di energia, con un’eccedenza addirittura del 180% – si domanda il delegato del Wwf- è sensato dedicarsi alla ulteriore produzione energetica passando per le stragi di alberi e suoli che generano ulteriore dissesto?».

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