Firenze, 18 marzo 2023 – Pochi giorni e in bolletta torneranno gli oneri generali di sistema, azzerati dal terzo trimestre 2021 per contrastare il caro energia. Via anche l’abbattimento dell’Iva dal 10% al 5% sul gas. Se non ci saranno proroghe, infatti, dal 1 aprile 2023 le bollette di luce e gas aumenteranno. Gli interventi erano stati varati dal governo Draghi e poi confermati dal governo Meloni nella legge di bilancio, fino al 31 marzo 2023.

Secondo le stime dell’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, le famiglie, con il decadere di questi interventi del governo, dovranno perciò sostenere un aumento delle bollette di gas e luce di circa un quinto della spesa attuale, con un aggravio di circa 344 l’anno. Un incremento che avviene in una fase in cui i prezzi dell’energia stanno diminuendo, ma sono ancora su livelli molto alti.

«Il dietrofront su queste disposizioni annullerebbe, di fatto – commenta Federconsumatori, che chiede un confronto con il governo – i benefici apportati finora dal calo del costo della materia prima, tra l’altro in uno scenario ancora delicato e complesso in cui non si può affermare ancora il superamento della crisi energetica. Non è tollerabile alcuna improvvisazione o valutazione superficiale su temi così rilevanti per la vita dei cittadini e per l’intera economia del Paese».

Cosa sono gli oneri di sistema

Gli oneri di sistema sono dei costi fissi in bolletta che servono allo Stato per coprire alcuni costi, come quelli ad esempio per la dismissione delle centrali nucleari. Con gli oneri vengono coperte anche le spese per gli incentivi all’uso delle fonti rinnovabili, quelle per il bonus elettrico, quelle per le agevolazioni per le imprese che consumano molta energia nel loro ciclo produttivo e per il servizio ferroviario, oltre a quanto versato alle imprese fornitrici di energia elettrica che hanno pochi clienti.Gli oneri di sistema in bolletta pesano per circa il 20% sulle bollette della luce e il 5% su quelle del gas.

L’inflazione scende ma fare la spesa costa di più

L’inflazione è in frenata, ma lo stop agli interventi per contrastare il caro bollette arriverebbero – protestano le associazioni dei consumatori – in un momento ancora difficile per le famiglie, caratterizzato da prezzi ancora alti, soprattutto per quanto riguarda il carrello della spesa. Secondo Codacons al livello attuale di inflazione le famiglie di tre persone sborsano oltre 2.600 euro l’anno in più, spesa che supera i 3.400 euro se i i figli sono due. Se si guarda ad esempio alla variazione tendenziale annuale su Firenze, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche sono quelle che costano di più rispetto ad un anno fa, con un +11,6%, subito dopo il capitolo abitazione e utenze, che registra un +27% a febbraio 2023 rispetto a febbraio 2022.

In dettaglio, rileva Adiconsum Toscana sulla base dei dati diffusi dall’ufficio statistica del Comune di Firenze, il carrello della spesa registra un aumento dei vegetali (+5,5% su base mensile, +8,3% su base annuale) e delle carni (+0,3% in un mese, +8,1% in un anno). «Sorprende l’aumento degli apparecchi telefonici e telefax (+5,7% su base mensile),da anni in situazione di quiescenza, aumento dovuto presumibilmente – scrive Adiconsum Toscana – alla scarsa reperibilità della componentistica, unita al rallentamento della produzione industriale cinese dovuta al Covid-19». In diminuzione il gas (-11,6% rispetto a gennaio 2023, +30,6% rispetto a febbraio 2022), l’energia elettrica (-5,3% su base mensile, +66,6% su base annuale), il gasolio per riscaldamento (-2,7% rispetto al mese precedente) e i combustibili solidi (-6,0% rispetto a gennaio 2023, +10,4% rispetto a febbraio 2022).

Sul gas i principali listini sul mercato libero – seguendo quanto deliberato da Arera per il mercato tutelato – sono passati dall’indice Pfor ad un più conveniente Psv (Punto di scambio virtuale) più conveniente per i consumatori. Sull’energia elettrica, evidenzia Adiconsum, sono quasi sparite le offerte a prezzo bloccato, sostituite per la maggior parte da una indicizzazione legata al Pun (prezzo unico nazionale) maggiorato di uno spread in termini di centesimi di euro variabile a seconda del gestore.

 

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