Claudio Anastasio torna a parlare del caso che ha provocato le sue recenti dimissioni dalla guida di 3-l, la società pubblica che gestisce i software di Inps, Istat e Inail. Al centro della bufera esplosa nei giorni scorsa era stata una mail inviata al CdA dell’azienda dal manager che parafrasa quasi parola per parola il discorso tenuto da Benito Mussolini in Parlamento dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Pochi giorni dopo la decisione di lasciare il suo ruolo, Anastasio si era scusato definendo il gesto come «una scivolata» e spiegando l’intenzione di «voler stimolare il Consiglio d’amministrazione per un grosso affare che stavamo chiudendo». Il manager ora torna a parlare di quanto accaduto in un’intervista al Corriere: «Venivo da una settimana di duro lavoro per sbloccare un situazione di stallo. Volevo provocare, far passare un senso di richiamo ai valori nazionali, all’amore per questo Paese», spiega riferendosi al perché di quella citazione del Duce. «È stato un mio gravissimo errore, nella mia testa ho isolato quelle parole dal loro contesto storico. Imperdonabile. Avrei potuto citare delle parole analoghe, che avrebbero avuto lo stesso effetto, dal discorso di insediamento di Obama».

Anastasio propone al giornalista che lo intervista un’alternativa alla citazione sciagurata, dicendo che avrebbe potuto utilizzare, in effetti, alcune delle dichiarazioni dell’ex presidente degli Stati Uniti. Ecco quali: «”È venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere il nostro spirito migliore…”. Lo sente, l’effetto sferzata è lo stesso». Il manager si dichiara consapevole della differenza sostanziale tra le parole utilizzate per insediarsi dall’ex presidente Usa e quelle usate dal Duce per assumersi la responsabilità politica dell’omicidio Matteotti: «Non è la stessa cosa e infatti ho sbagliato, ho decontestualizzato. E mi sono assunto le mie responsabilità. Ma un marziano, a leggere quelle parole senza sapere il contesto, poteva pensare che fossero state scritte da Shakespeare». La difesa continua: «Mi sono fatto prendere la mano, avevo in testa tante citazioni. Lo so che non mi crede ma ne avevo in testa anche una di Matteotti, quando dice “chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente ma parlamentarmente”. Bellissima».

«È chiaro che ho dato fastidio a qualcuno»

Nel ripercorrere quanto accaduto, il manager per la prima volta sembra alludere a un complotto: «Comunque è chiaro che ho dato fastidio a qualcuno», spiega al Corriere. «Non sono complottista ma è chiaro che c’è una linea contro questo governo, una volontà di sabotaggio contro il governo e contro il Pnrr. Io scrivo quella mail l’8 marzo per sbloccare le cose. E almeno un risultato lo ottengo perché il giorno dopo 3-I ha finalmente una posizione Inail, che prima incredibilmente non aveva. Ma poi c’è la questione della gara Inps da un miliardo di euro per assistenza e manutenzione del software in cui avevamo chiesto di far parte della commissione tecnica. Non aggiungo altro».

Sulla decisione di dimettersi Anastasio chiarisce di non aver ricevuto nessuna chiamata da Palazzo Chigi: «Quel mattino alle 9.58 sono entrato nella sede di 3-I e subito, senza che nessuno me lo chiedesse, ho scritto la mia lettera di dimissioni». In conclusione la presa di posizione: «Non sono un fascista. Mi riconosco nel partito di Fratelli d’Italia», chiarisce, spiegando anche che quando aiutava Romano Mussolini nelle trasferte per i suoi concerti era un ragazzo, e che a casa del figlio del Duce «non c’era alcun richiamo al fascismo». In quanto a Benito Mussolini citato nella mail, il manager risponde: «Era un fascista. Un male assoluto. Quel periodo fu un male assoluto».

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