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Chi evade le tasse per necessità non avrà sanzioni, la norma è stata introdotta nella riforma del Fisco che ha ricevuto l’ok del Consiglio dei Ministri al disegno di legge delega. (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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Il concetto di evasione per necessità è stato inserito nell’articolo 20 della bozza. In pratica nella nuova normativa si impone una differenza sostanziale tra chi ha evaso il fisco con dolo o senza. O meglio tra chi ha evaso il pagamento delle tasse ma avrebbe avuto la possibilità di far fronte al debito e invece chi lo ha fatto perché non aveva le risorse necessarie.

Nella bozza si legge infatti: «Bisogna rivedere i profili relativi alla sussistenza dell’elemento soggettivo, nell’ipotesi di sopraggiunta impossibilità a far fronte al pagamento del tributo, non imputabile al soggetto stesso, al fine di evitare che il contribuente debba subire conseguenze penali anche in caso di fatti a lui non addebitabili».

Potresti essere interessato a un articolo che espone tutte le novità e gli esempi rispetto alla riforma fiscale 2023; in un altro post abbiamo verificato come cambiano le tasse; e in un focus c’è invece un approfondimento che riguarda detrazioni e deduzioni: come cambieranno.

Chi evade le tasse per necessità non avrà sanzioni: che significa?

I legislatori non riescono a scrivere neppure una bozza di legge in modo immediatamente comprensibile, c’è sempre bisogno di una interpretazione.

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Detta in modo chiaro, la disposizione che il governo intende adottare, potrà verificare quelle situazioni in cui l’evasione fiscale è quasi obbligatoria, una necessità. C’è un esempio tipico che circola in queste ore, ma se ne potrebbero fare tanti altri: un imprenditore che non ha liquidità sufficiente e deve scegliere tra il pagare le tasse o i propri dipendenti.

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Chi evade le tasse per necessità non avrà sanzioni: niente condanna

L’obiettivo del governo è quello di azzerare le sanzioni penali nei confronti dei contribuenti che si trovano nella concreta impossibilità di versare il tributo. E quindi evitare che si corra il rischio di comminare al contribuente moroso una condanna per aver commesso un reato non imputabile.

Chi evade le tasse per necessità non avrà sanzioni: come funziona

Sarà quindi fondamentale verificare l’oggettiva difficoltà economica del contribuente nel far fronte ai versamenti dovuti.

La norma punta snellire e semplificare il rapporto tra il processo penale e gli altri riti previsti nella legge delega. E quindi, il giudice chiamato a decidere in sede penale nei confronti di un evasore fiscale deve considerare con attenzione anche le definizioni che sono state già raggiunte in sede amministrativa o giudiziale.

In particolare se l’irrilevanza del reato ai fini penali viene dimostrataquando l’evasore ha una motivazione che può essere definita congrua.

Tra le proposte introdotte nella legge delega, c’è anche quella di applicare forme di tutela più importanti per il contribuente che si impegna a rimborsare i debiti con il fisco dopo che è stato elaborato un piano di rateizzazione.

Chi evade le tasse per necessità non avrà sanzioni: l’obiettivo

Questa attenzione nei confronti del contribuente che ha evaso per necessità rientra tra i principi base della riforma del fisco (che il governo definisce da settimane epocale).

Ma quali sono questi principi? Li ha enunciati la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni:

  • riduzione della pressione fiscale;
  • nuovo rapporto fra lo Stato e il contribuente (non più vessatorio, ma paritetico e collaborativo);
  • e una reale lotta all’evasione fiscale.

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Chi evade le tasse per necessità non avrà sanzioni: polemiche

A sollevare dubbi sull’efficacia della riforma e sul metodo utilizzato per realizzarla è stato il leader della Cgil, Maurizio Landini. Ha così dichiarato:

«Se pensiamo all’Irpef il mancato coinvolgimento del sindacato è ancora più grave: su circa 41 milioni di contribuenti, 22 milioni sono lavoratori dipendenti e 14,5 milioni sono pensionati, un totale di 36 milioni e mezzo di persone, quasi il 90 per cento. A maggiore ragione sarebbe stato doveroso un confronto preventivo».

Confronto preventivo che però non c’è stato (mentre invece è stato attivato e continua per la riforma del sistema pensionistico, altro nodo estremamente delicato e che potrebbe avere un impatto importante sul presente e il futuro del nostro Paese).

I sindacati contestano anche altro alla riforma approvata dal Consiglio dei Ministri: non c’è traccia nel provvedimento della lotta all’evasione fiscale (anche se la premier ritiene che sia uno dei tre principi cardine della normativa).

Tra i critici della riforma fiscale ci sono anche molti che ritengono sia stato previsto poco o nulla per le famiglie. Una mancanza che, almeno al momento, sembra piuttosto sorprendente: l’esecutivo Meloni ha sempre sostenuto l’importanza di rimettere al centro la tutela dei nuclei familiari anche per provare a invertire la tendenza ormai decennale del calo della popolazione.

La denatalità è uno degli aspetti che più mette a rischio il benessere economico futuro del Paese, a partire dalla sostenibilità dell’impianto previdenziale (nel 2050, che è meno lontano di quello che sembra, ci sarà in Italia un lavoratore per ogni pensionato: facile immaginare che il sistema pensionistico rischi seriamente di andare in default).

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